Il Segretario del Circolo Pd sulle liste elettorali dell’amministrazione provinciale
Il (per un verso) triste epilogo della presentazione delle liste elettorali per l’elezione dell’amministrazione provinciale di Vibo Valentia, mi spinge a qualche considerazione ad alta voce.
Quanto abbiamo assistito è lo specchio della mediocrità (e sono generoso) della classe dirigente amministrativa locale. Nessuno si senta offeso, considerato che chi scrive è un consigliere comunale, poiché non mi riferisco agli scaltri manovratori, ai professionisti del trasversalismo, ma a quei consiglieri comunali che – quasi inconsapevoli – hanno firmato deleghe in bianco, che hanno supinamente subito quanto accaduto, palesemente imbrogliati da quei leader che hanno loro taciuto il reale svolgimento del percorso che ha portato il vibonese ad essere nuovamente lo zimbello d’Italia. Oggi, quegli stessi amministratori, elettorato attivo di queste elezioni provinciali, neanche avvertono il senso di ridicolo cui si sono coperti con il loro silenzio.
La concausa di tale scempio è lo sfrenato “civismo” (inteso come sistema politico) che caratterizza le amministrazioni locali. Quanto affermato è ovviamente un pubblico mea culpa, un tardivo riconoscimento di scuse verso chi mi ha offerto dei consigli, la cui giustezza non sono riuscito a comprendere nel tumulto che caratterizza le fasi preparatorie dell’elezioni amministrative. L’assenza di politica, lo sfascio dei partiti, sacche di consolidato potere personale, troppo spesso impongono la costituzione di liste elettorali cementate solo da stima e amicizia fra i componenti che ambiscono ad amministrare. La moltitudine dei problemi in cui versano i comuni, le ristrettezze economiche, l’inefficienza delle macchine amministrative, sono fattori che offuscano e logorano quei rapporti personali, facendo emergere contraddizioni che neanche il grande impegno individuale può mascherare.
In occasioni, quale quella che abbiamo vissuto in questi giorni, avverti l’inefficacia di certi slogan ad effetto e la bellezza di alcune preannunciate “sconfitte” elettorali; sconfitte che valgono più delle vittorie poiché rappresentano il coraggio della coerenza contro l’arroganza del tutto è concesso.
E’ evidente che la scelta del Partito Democratico di presentarsi sotto il proprio simbolo è l’unico risultato politico serio di una raccapricciante vicenda elettorale. Gli strascichi di quanto avvenuto avranno un’eco profonda. Vi è il rischio – e spero di essere smentito – che dietro la faccia di uno sbandierato rinnovamento a parole, si nasconda – in maniera neanche troppo celata – qualche professionista del partito unico che vuole ancora governare la Calabria.