Prevenzione e cura del COVID-19

Prevenzione e cura del COVID-19

Se la malattia non presenta sintomi gravi, stare a casa!

Occorre fare chiarezza nell’attuale scenario di grave tensione e confusione rispetto alla seconda ondata della pandemia di Covid 19.

I messaggi che provengono dai media possono risultare spesso fuorvianti, generando panico nella popolazione o portando alla negazione della malattia.

In Calabria, se il trend epidemico non subirà una inversione immediata, il sistema non reggerà e ci troveremo in una situazione drammatica.

L’Istituto Superiore di Sanità, valutando 21 indicatori di rischio, ha elaborato una mappa in base alla gravità che ha portato la Calabria in questo mese di novembre ad essere catalogata “zona rossa”.

I tre parametri principali giustamente valutati sono:

– la probabilità di diffusione dell’epidemia,

– l’impatto sul nostro sistema sanitario,

– la resilienza territoriale.

Aspettando il vaccino abbiamo una sola arma contro il virus: la prevenzione!

Occorre sempre mantenere le misure di barriera: distanziamento, lavaggio delle mani, mascherine coprenti il naso, areazione continua degli ambienti dove si vive in promiscuità.

Attualmente, rispetto alla prima ondata di pandemia, abbiamo delle nuove armi quali il monitoraggio attivo e il tracciamento dei positivi, con esse possiamo ipotizzare l’identificazione del 50 – 60% delle persone che hanno contratto l’infezione, effettuando il tampone molecolare.

Nella prima fase solo il 10% dei soggetti infetti veniva individuato.

Purtroppo la Calabria nella seconda fase non è stata graziata, anzi adesso ci troviamo in piena burrasca, senza un punto di riferimento e senza una guida.

Siamo molto vulnerabili con strutture sanitarie vetuste e senza personale in una Italia e specie nella Calabria dove si è smantellato un sistema sanitario pubblico modello di efficienza per dare spazio ad un privato che non risponde all’emergenza.

Il vaccino arriverà a gennaio, tre o quattro milioni di dosi, che saranno inoculate in due fasi, prioritariamente agli operatori sanitari ed agli ospiti delle RSA.

Il vaccino attenuerà l’infezione epidemica, ma non azzererà il dato.

L’immunità di gregge avverrà nel tempo garantendo che meno di un individuo sia infettato da un soggetto positivo ( RT meno di 1).

Il vero problema, sarà sempre quello di contenere il numero dei contagi al fine di scongiurare un alto numero di accessi in ospedale ed i trattamenti nelle terapie intensive, individuando gli asintomatici e curando nell’immediatezza i sintomatici.

L’isolamento e la quarantena sono indispensabili ed obbligatori e coloro che violano le disposizioni di legge in materia andrebbero severamente perseguiti.

Non ci sono al momento dei protocolli per le cure domiciliari che possano garantire una uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale.

Si aspetta nell’imminenza una disposizione ministeriale che stabilisca la terapia più efficace per il virus.

Negli ospedali dove si sono sperimentate le prime terapie, ancora oggi si testano i dosaggi degli antivirali e si comincia da usare in larga scala il siero iperimmune dei donatori che hanno superato la malattia.

Se la malattia non presenta sintomi di gravità è possibile curare i malati a casa. Per i virus abbiamo poche armi, ma molto efficaci. I sintomatici lievi, con febbre inferiore a 38 C°, possono essere trattati con il paracetamolo, l’aspirina o ibuprofene. L’uso dell’antibiotico va valutato caso per caso dal medico. Il cortisone va somministrato dopo 5 – 6 giorni dall’inizio dell’infezione, in presenza di tosse o dispnea. Nei pazienti che si muovono poco e presentano sintomi respiratori importanti, si può somministrare eparina a basso dosaggio, controllando con il saturimetro l’ossigenazione che non deve scendere al di sotto del 93% a riposo.

Le vitamine ed una sana alimentazione sono indispensabili per la guarigione e la ripresa.

Se tutti saremo consapevoli e responsabili supereremo in tempi ragionevolmente brevi questa fase, sperando che sia l’ultima.

Redazione Informa

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