Matrimonio, le nuove norme per la diocesi.
Non si direbbe una richiesta apprezzata dalle future spose, che hanno immaginato altari fioriti e profumati come vivai per il giorno del loro “si”, chiamate ora ad adeguarsi alle nuove “Norme per una degna celebrazione dei sacramenti”. È così, infatti, che la diocesi di Mileto Nicotera Tropea ha richiesto la sobrietà adeguata ad esaltare, invece, il momento liturgico.
Nessun divieto, in realtà, all’utilizzo di fiori, simbolo di bellezza e manifestazione di gioia e festa, ma nella misura in cui non diventano motivo di sfarzo e sfoggio: è concesso un addobbo attorno all’altare maggiore e un segno accanto gli sposi. Non sono opportuni, ma del resto neanche indispensabili, fiori e nastrini ai banchi e agli altri eventuali altari, archi, nastri vari o eventuali drappeggi all’ingresso della Chiesa.
Le “Norme” chiamano in causa quindi i fiorai, obbligati ad “adeguarsi alla chiesa e non il contrario”, ma anche i fotografi, a cui è raccomandato di attenersi alle regole del rispetto dei momenti in cui riprese e foto sono necessari, evitando di disturbare la cerimonia.
Addio anche alla famosa marcia nuziale di Mendelsshon e all’Ave Maria di Shubert, tanto richiesti dagli sposi, e a tutti quei brani che con l’uso e col tempo hanno ottenuto una certa caratterizzazione sacra. È doveroso, infatti, concordandoli con il sacerdote, favorire canti e melodie non atte al solo ascolto, ma che coinvolgano attivamente l’intera assemblea di parenti e amici.
Gradito o meno, il vademecum vuole essere un richiamo a vivere nella pienezza il rito sacro, riducendo ogni frivolezza, facendo eco a Papa Francesco che esorta i fidanzati a risaltare per il loro matrimonio in Chiesa ciò che è veramente importante, tralasciando i segni esteriori del banchetto, delle fotografie, dei vestiti e dei fiori, i quali assumono importanza in una festa solo se sono capaci di indicare il vero motivo della gioia: la benedizione del Signore sull’amore sponsale.