Madonna di Romania: Una nuova ipotesi sul dipinto della protrettrice della Diocesi.

L’icona della Madonna di Romania seguirebbe i canoni legati alla Madonna dell’Assunta
La Madonna di Romania, posta sull’altare maggiore della cattedrale di Tropea, da secoli è la protrettrice di Tropea e della diocesi tutta.
Dipinta su una tavola di cedro, il quadro mostra la Vergine Maria, nell’atto di abbracciare il figlio, secondo il modello di Madonna Eleousa o madre di Dio della Tenerezza.
Un maphorion marrone arricchito da stelle ricamate, simbolo della verginità, coprono il viso bruno e allungato di una donna con occhi a mandorla dai tratti orientali e grandi sopracciglia, così come la descriveva l’evangelista Luca.
Tra le braccia e le mani dalle dita affusolate, viene ritratto Gesù con veste di colore rosso e la guancia appoggiata sul viso della madre; i piedi appoggiati sulla cornice della tavola e la mano in atto di stringere il maphorion, il tutto immerso nella staticità dell’icone del tempo. Forse l’unico gesto che causa e dà un senso di plasticità è il piede ritratto di scorcio con la veste.
Il colore bruno, che le dà l’appellativo di “madonna nera”, si potrebbe far risalire alla reazione chimica che il tempo ha causato su molte icone, dovuto agli elementi utilizzati per la loro realizzazione. Senza soffermarci sulla sua provenienza che, secondo la leggenda, vede l’arrivo dell’icona su una barca proveniente da lontano, importante sarebbe individuare le varie fasi del quadro in relazione alla storia della città e della chiesa.
Il quadro attuale, da un punto di vista stilistico, viene attribuito alla scuola giottesca (XV sec.), quindi si potrebbe dedurre come l’attuale quadro sia in realtà una copia che andava a sostituire la vecchia icona, forse perduta.
Scrive il Gallucci come questo quadro (riferendoci al quadro originario) fosse presente inizialmente nella Cattolica di Tropea, intitolata in seguito a S. Nicola (gli attuali Gesuiti); infatti all’interno veniva venerata la “prodigiosa” effigie della SS. Vergine Madre di Dio, portata dalla Romania. Sempre il Gallucci ritiene che questo quadro fu portato dai basiliani da qualche cenobio presente nei dintorni di Tropea. Quindi il Gallucci esclude la valenza della leggenda che la vede arrivare direttamente a Tropea su di una barca e afferma come, in seguito all’influenza basiliana, il quadro possa essere giunto con l’arrivo di questi monaci che tanto in effetti influenzarono la storia della città. Importante è un altro passo del Gallucci, in cui si racconta della famosa traslazione del quadro; si narra che nel 1638, in seguito ad un prodigioso evento, il vescovo Cordova decise di spostare il quadro sull’altare maggiore della cattedrale; il Gallucci invece parla di un spostamento dietro l’altare maggiore, precisamente presso il coro. Accettare ciò significherebbe posticipare la presenza del quadro sull’altare maggiore. Forse questo avvenne nel 1660, quando in seguito al terremoto del 1659, il Maranta “ricostruì ed arricchì la nicchia della cattedrale ed in essa ripose con più decenza la gloriosa immagine di nostra signora della Romania”.
In effetti che sull’altare maggiore fosse presente un altro quadro lo dimostrano altri documenti. La Chiesa cattedrale di Tropea, un tempo sede del vescovo, era intitolata all’Assunta. Nei documenti che riporta il Capialbi, possiamo notare come in più fasi, vengano finanziate, dai diversi vescovi, la realizzazione della pala d’altare. Nel 1541, leggiamo infatti di 300 ducati lasciati nel 1556 dal Vescovo Giovanni V Poggio per acquistare il quadro dell’altare maggiore e poi arrivare alla consacrazione dello stesso in onore della B. Vergine nel 1576. Anche il Gallucci riporta questa donazione, aggiungendo che venne scrupolosamente eseguito da “pittore valente che rappresentò l’assunzione di Maria, a quei tempi titolare della chiesa”. Ora la domanda è di quale quadro si parla dato che, secondo tradizione, il quadro della Romania risulta già esistente e venerato nella Cattolica? E, inoltre, dalla descrizione che si fa, si tratta di un quadro che rappresenta l’Assunzione di Maria?
Ritornando sul quadro, notiamo intorno la figura della Madonna e di Gesù, la presenza di quattro angeli, che molti attribuiscono ad una fase successiva. Inoltre possiamo notare come, tra le mani, la Madonna tenga una corda o meglio una cintola.
Se portiamo queste modifiche allo stesso periodo, potremmo ipotizzare una modifica effettuata al quadro, secondo un piano che voleva vedere la rappresentazione della Madonna dell’Assunta con la cintola e gli angeli in cielo a coronare l’assunzione.
Da ciò si potrebbe ipotizzare come nella storia della città e del quadro, ci sia stato un momento in cui il quadro fu riutilizzato, forse anche per scarsità economiche, per rappresentare la madonna dell’Assunta, per poi, dimenticare questa fase e mantenere immutato il suo nome di Madonna di Romania (anche perché in effetti si trattava di una nuova versione dell’icona originaria), lasciando però sulla tavola i segni del passato restauro. Questo momento potrebbe coincidere col momento in cui, come riporta anche il Teologo, si decise di portare la tavola da un bordo superiore tondeggiante ad un bordo rettangolare, forse appunto per aumentare lo spazio per la dipintura degli angeli superiori. Inoltre si potrebbe far risalire a questo periodo anche l’esecuzione del piede in scorcio di Gesù, in totale contrasto con la bidimensionalità dell’altro piede.
In effetti gli angeli ad un certo punto sparirono dalla tavola, ricoperti da uno strato dorato per poi riapparire, come riporta il Frangipane, in seguito all’ultimo restauro, che insieme all’aureole e le damascature del bordo, si ritengono aggiunte cinquecentesche. Da ciò si può notare come ad un certo punto si decise di ricoprire questi angeli, forse appunto per riportare l’icona alla versione originaria.