Intervistiamo il nuovo parroco di Ricadi, Don Francesco Sicari

Fresco di nomina vescovile, conosciamo il sacerdote tropeano
Don Francesco Sicari nasce a Tropea l’8 maggio 1972.
Dopo la maturità classica, nel 1990 entra in Seminario per il cammino verso il sacerdozio.
Dal 1990 al 1995, frequenta il Pontificio Seminario Interregionale di Posillipo a Napoli, sotto la guida dei padri Gesuiti.
Successivamente, il 13 aprile del 1996, viene ordinato sacerdote a Tropea da Mons. Domenico Tarcisio Cortese.
In particolare, in questi 26 anni di sacerdozio, ha svolto i seguenti incarichi: parroco di San Marco e di San Cono di Cessaniti dal 1996 al 2001, parroco della parrocchia di Santa Maria della Neve in Zaccanopoli dal novembre 2000 al mese di Luglio 2011, Rettore del Seminario Vescovile di Mileto dal luglio 2011 al settembre 2017, Parroco di Santa Maria degli Angeli in Paravati dal settembre 2015 al settembre 2017, Parroco di San Costantino Calabro dall’ottobre 2017 al settembre 2022.
Inoltre, ha ottenuto altri importanti incarichi come quello di assistente ecclesiastico dei gruppi scout di Tropea e Mileto, di direttore dell’ufficio diocesano per le vocazioni, ministeri e ministranti, di delegato vescovile per il diaconato permanente, di direttore dell’Ufficio Regionale per la pastorale delle vocazioni, ma anche di giudice delegato nelle cause di beatificazione del Beato Francesco Mottola e della Serva di Dio Irma Scrugli e di notaio nella fase iniziale della causa di beatificazione della Serva di Dio Natuzza Evolo.
A queste molteplici esperienze che Don Francesco ha maturato, si aggiunge anche quella di giornalista pubblicista e di direttore della rivista “Parva Favilla”, fondata nel lontano 1933 dal Beato Francesco Mottola.
Tra l’altro, Don Francesco è fratello maggiore dei sacerdoti Oblati e direttore dell’Ufficio Diocesano per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso.
Il 19 ottobre 2022 è stato accolto come nuovo parroco presso la comunità di Ricadi.
Il 19 ottobre scorso, presso la Chiesa di San Pietro Apostolo di Ricadi e in presenza del Vescovo Mons. S.E. Attilio Nostro, si è svolta la Solenne Celebrazione Eucaristica per il suo ingresso come nuovo parroco.
Quali emozioni ha provato e come ha vissuto l’accoglienza di tutta la comunità parrocchiale?
«La comunità parrocchiale di Ricadi mi ha accolto bene e, nel corso della solenne liturgia, si respirava in Chiesa un clima di attesa e di festa.
La Chiesa di San Pietro si è riempita di tante persone della comunità, insieme ai miei familiari e amici che sono venuti per condividere questo nuovo percorso della mia vita.
Era presente anche un bel gruppo di parrocchiani di San Costantino Calabro che, idealmente, mi hanno voluto consegnare alla nuova parrocchia di Ricadi.
Un sacerdote non appartiene a nessuna comunità se non al Signore e alla Chiesa, ma è bello scorgere il bene dei fedeli verso il proprio parroco, segno di quei legami che si costruiscono negli anni e che raccontano più di tante parole la presenza concreta di Cristo e del suo vangelo».
Quali attività religiose punterà a incentivare maggiormente, attraverso la collaborazione di tutti i fedeli della comunità di Ricadi?
«In questi primi mesi del mio servizio, la priorità sarà quella di conoscere le persone e le famiglie di questa nuova comunità parrocchiale.
Ascoltare, accogliere le persone e aprire il loro cuore prima che offrire servizi, sarà un punto importante del mio essere parroco.
La comunità sarà pienamente coinvolta in questa programmazione. Dobbiamo iniziare a vivere l’aspetto sinodale della Chiesa, che vuol dire valorizzare i doni e i carismi dei fedeli laici, che significa saper ascoltare il popolo di Dio e insieme, nel discernimento comunitario, valutare e decidere quali iniziative sono utili e quale cammino bisogna proporre, in modo che le persone facciano un’esperienza viva e autentica di fede che è l’incontro reale con Cristo nella Chiesa.
In quest’ottica, verranno programmati periodicamente incontri assembleari per confrontarci, discutendo e valutando il cammino di fede della parrocchia».
In vista del periodo natalizio, sono già in cantiere delle iniziative che possano dare vita a dei momenti di fede e di aggregazione parrocchiale?
«Tra le iniziative che si stanno programmando, ci sarà senz’altro il presepe vivente che sarà curato ed organizzato dai giovani dell’Associazione Giovanile Ricadese, con la collaborazione sinergica e con la partecipazione di tante persone della comunità e di altre realtà associative presenti sul territorio.
Sarà una bella iniziativa per aggregare e per cogliere il senso del messaggio natalizio, attraverso una prospettiva di comunione e di fraternità.
Sempre in vista del Natale, un’attenzione sarà data anche agli anziani della comunità e ai ragazzi diversamente abili, realizzando delle iniziative che si stanno pensando, in collaborazione con le associazioni già presenti sul territorio.
Prima di Natale contiamo di riaprire i locali dell’oratorio parrocchiale per coinvolgere in modo sano e fruttuoso i bambini e i ragazzi.
Come se non bastasse, ci saranno degli eventi specifici nella comunità di Barbalaconi con la novena e la festa di Santa Lucia, ma anche a Lampazzone con un momento di preghiera, di festa e di fraternità».
Quali sono i messaggi di fede che intende trasmettere alla comunità parrocchiale di Ricadi e, in particolare, anche ai giovani che fanno parte di essa?
«Innanzitutto, con il mio modo di essere cristiano e con il mio modo di vivere il mio sacerdozio, ci tengo a raccontare il volto di un Dio che dev’essere amore e misericordia.
Mi piace, dunque, cercare di diffondere il volto di una Chiesa che è madre accogliente, che è spazio di vita per ciascuno, che vuole coinvolgere e non escludere, una Chiesa dalle porte aperte perché tutti possano sentirsi amati e mai giudicati, una Chiesa dove non esistano in alcun modo personalismi, perché tutti sono utili e nessuno indispensabile, una Chiesa capace di servire e non di servirsi, una Chiesa dove il sorriso è il primo biglietto da visita, una Chiesa che non cerca sicurezze nei beni di questo mondo, ma sa vivere confidando nella provvidenza di Dio, una Chiesa dove non ci sia spazio per critiche e per lamentele inutili e sterili, ma dove si gioisce con chi è nella gioia e dove si piange con chi è nel pianto, una Chiesa che guarda e giudica la storia e la vita con gli occhi e con il pensiero di Dio.
Una Chiesa che, quindi, possa infondere dei sentimenti di speranza e di tenerezza».