Il tramonto sullo Stromboli nei versi di Marcello Macrì


Fra pochi giorni i tanti turisti che soggiorneranno lungo la Costa degli Dei e Tropea potranno assistere ad uno spettacolo unico nel suo genere, il Tramonto del Sole sul vulcano di Stromboli. Un fenomeno ottico che da sempre affascina turisti e abitanti del luogo tanto da aver portato in questi ultimi anni a proporre la sua candidatura a patrimonio Unesco.[the_ad_placement id=”laterale-1″]
L’iniziativa proposta da Calabria Mediterranean Network, è stata arricchita dal bellissimo concorso fotografico proposto dall’associazione “La Divina Tropea” e dal suo presidente Paolo Compagnino che sta coinvolgendo in questi ultimi mesi i tanti fotografi amatoriali e che vede riempire i social networks di foto che ritraggono e incorniciano questo evento che la natura ci regala ogni anno a cui si puó assistere durante questo periodo di vacanze ( per i veri appassionati si possono seguire tutte le date a secondo della posizione geografica sul sito del concorso www.itramontidiulisse.it).
A Tropea l’evento verrà atteso per i giorni del 28/29 di Agosto.
in attesa dello spettacolo proponiamo questa breve poesia che Marcello Macri ha scritto e ci ha fatto pervenire.
Il Tramonto sullo Stromboli
di Marcello Macrì
C’è un momento nel mondo,
in cui il calore della terra e dell’aria si uniscono.
E’ un’istante fatto di lava e di fiamme solari,
un momento in cui Sole e Terra si fondono in calore bruciato d’amore.
Il Sole lontano, calcola la traiettoria nei mesi invernali cercando,
dallo spazio infinito, quel luogo avvolto di leggende e di miti,
un pezzo di terra isolato, avvolto dall’ intimità del mare antico.
In una tiepida giornata d’Estate,
il Sole trova questo lembo di terra e scende nel silenzio della sera per unirsi con la terra ardente d’amore.
L’intimità avvolge questo momento,
interrotto dallo sguardo stupito dell’osservatore;
un momento fatto di pochi secondi bruciati dal fuoco
che si perde nell’aria rifrescata dall’arrivo della sera.
Anche gli astri stanno lì immobili ad osservare questo evento attendendo quel rumore più lento della luce;
un rumore creato dall’ unione del calore e che solo il silenzio assordante dello spazio può ascoltare.
Un silenzio che blocca l’osservatore nel ricordo di questo bacio rimasto impresso nel cielo stellato.
Giunta la notte, il vulcano sta lì ormai avvolto dalla solitudine del mare profondo.
Arde di desiderio del prossimo bacio;
un bacio che diventa rito e presto tristezza rilasciata nel fumo riempito di desiderio del prossimo incontro.