Coronavirus: la dottoressa Rotolo ci illustra la situazione nella nostra zona e propone una soluzione per il turismo.

Dottoressa sono stati giorni frenetici che hanno messo alla prova il sistema sanitario nazionale e, particolarmente voi medici di base che siete fra i primi ad avere contatti con i pazienti. Cos’è il Coronavirus?
E’ un virus già noto che attualmente ha trasformato il suo genoma ed è denominato nel mondo scientifico: Sars-Covid 2, che, per potersi replicare, ha bisogno del Dna che trova nella cellula umana.
Questo passaggio dall’animale all’uomo è avvenuto in Cina, nella città di Wuhan, come riportano le cronache. L’aspetto anomalo è che si è trattato di una pandemia prevedibilissima, tanto che, proprio a novembre scorso, negli Stati Uniti era stata fatta una simulazione che riportava lo scenario che oggi stiamo vivendo. In nessuno Stato hanno tenuto conto di ciò, tanto da trovarci tutti impreparati. Tutte le nazioni avrebbero dovuto avere pronto, un Piano pandemico. Il piano italiano è fermo da dieci anni. La circostanza che la pandemia sarebbe scoppiata in Cina era del tutto prevedibile, per le abitudini alimentari e la promiscuita’ con alcuni animali in uso in quella nazione.Tutto è nato come una endemia che si è estesa rapidamente e terribilmente in tutto il mondo.
E in Italia, come si spiega il maggior numero di contagi in determinate regioni del Nord, mentre il Sud ne è quasi esente?
Nel nord Italia si è diffuso prima in quelle zone in cui vi erano maggiori scambi commerciali con l’Oriente, in particolare nella Lombardia, a Codogno, e nel Veneto, a Vò Euganeo, poi in Emilia Romagna. Ma, sempre nella Lombardia, Bergamo e Brescia sono state fortemente contagiate, perché in quelle città non è stata istituita subito la zona rossa. Mi sembra evidente che lì è stato privilegiato l’aspetto economico, non bloccando le attività produttive, ed ignorando il primato della salute. Un altro aspetto, non secondario, è sicuramente quello che ha visto la Lombardia, a differenza del Veneto e della Emilia Romagna, negli ultimi anni, investire molto nella sanità privata rispetto a quella pubblica. Ciò ha comportato una penalizzazione delle strutture sanitarie pubbliche, che rispetto alle private sono le uniche dotate di pronto soccorso e di reparti attrezzati per le Terapie intensive.
Le cliniche private si sono mostrate inadeguate nell’emergenza ad accogliere pazienti colpiti da Coronavirus.
I medici di base sono in prima linea e molti sono caduti sul campo. Come siete attrezzati in questo momento?
In tutta Italia siamo stati sacrificati. All’inizio della pandemia , quando ancora non si conosceva la diffusibilità e la virulenza, proprio negli studi medici e nei Pronto Soccorsi ,sono avvenuti i primi contagi. I pazienti con sintomi simil-influenzali inconsapevolmente hanno diffuso il Virus anche nelle famiglie. Oggi abbiamo sostituito il fonendo con il telefono, cambiando il sistema di visite. Si procede prima della visita ad un triage telefonico .Chi ha avuto contatti con Covid positivi o è sintomatico ,farà un percorso diverso . il medico deve informare il Centro ASP di prevenzione e con particolari cautele farlo visitare nei Centri Covid . L’attuale carenza di dispositivi individuali di protezione ( mascherine , tute guanti ecc ) ci rende troppo esposti al contagio e alla trasmissione della malattia .
Come è la condizione fra i suoi assistiti?
Attualmente fra i miei pazienti non vi sono positivi, attendiamo solo l’esito del tampone effettuato su una ragazza che dovrebbe essere negativo. Ho dovuto sorvegliare, telefonicamente circa quindici pazienti che provenivano da zone del Nord Italia o che hanno avuto contatti con potenziali infetti. Il mio ruolo di controllo giornaliero è stata una sorveglianza attiva per impedire la propagazione del contagio nel territorio, e un monitoraggio della temperatura e della sintomatologia. Nel nostro comprensorio ha giocato molto il senso di responsabilità e di prudenza di coloro che, provenendo, da zone a rischio, si sono sottoposti a quarantena volontaria e si sono isolati dai loro stessi parenti, evitando che l’infezione si diffondesse. Considerando che, ogni soggetto infetto, ne contagia in media altri due rapidamente , con due soli contagiati, avremmo avuto un effetto Codogno. Tutti i casi che abbiamo avuto nella nostra zona sono riferibili a soggetti provenienti da zone contagiose del Nord.
La diffusione del virus nella nostra zona manderebbe in affanno tutto l’apparato sanitario, non avendo né Strutture, né Personale specializzato, anche per responsabilità politico-amministrative, in grado di affrontare questa emergenza. L’unico metodo allo stato valido per bloccare la diffusione del contagio rimane la collaborazione ed il senso di responsabilità della popolazione nel rispetto dell’isolamento.
Ora che la pressione sanitaria sembra allentata e che l’estate si avvicina a grandi passi, si comincia a pensare all’economia ed, in particolare, al turismo di cui noi viviamo. Come pensa che potrebbe affrontarsi una prossima stagione turistica dalle nostre parti?
Voglio essere positiva e propositiva. Pur con tutte le difficoltà , penso che, verificando la prossima evoluzione della pandemia ( fase 2 e fase 0 ), si potrebbe pensare ad accogliere, per esempio da fine giugno o luglio, turisti provenienti da zone dove sono stati sottoposti al tampone e che accettino di essere sottoposti ad altro tampone, nella nostra Costa degli dei. Questo comporterebbe la sicurezza che nessun portatore del virus venga in vacanza nel nostro Comprensorio. Non credo sia azzardato pensare che , circa un 30 per cento della popolazione, sia già immunizzato. Naturalmente questo controllo potrebbe essere praticato a quegli ospiti che soggiorneranno per un periodo di dieci o quindici giorni. Gli albergatori dovrebbero farsi carico degli oneri occorrenti per la destinazione di locali idonei, previe le debite autorizzazioni, onde effettuare i test. Oggi è possibile conoscere la immunità (controllo IgG ) in tempi rapidissimi, analizzando con il sangue capillare, la positività o meno del soggetto. Questa operazione non avrebbe costi eccessivi. Lanciare una Zona Germ-free sarebbe un nuovo modo di inserirsi nel turismo internazionale .
Ringraziamo la dottoressa Rotolo per il prezioso contributo e , a lei, come a tutti gli operatori sanitari, auguriamo un buon lavoro.
Saverio Ciccarelli