Catturato un raro “pesce flauto” a Capo Vaticano

Una particolarissima scoperta è stata fatta a Capo vaticano. Un pescatore, Bruno Bretti, ha trovato nella sua rete un pesce molto raro da trovare nei nostri mari e ha subito contattato gli esperti del Wwf affinché se ne potesse identificare la specie. Secondo Giuseppe Paolillo, Responsabile del Programma Biodiversità del Wwf Calabria, si tratta di un pesce flauto (scientificamente noto come Fistularia commersonii), di circa 80 cm, avente un lungo muso che termina con una piccola bocca circolare. La specie è stata segnalata negli ultimi anni nelle acque della Sicilia e della Sardegna A divulgare la notizia della cattura del pesce flauto è stato lo stesso Paolillo sul sito dell’organizzazione internazionale di cui è rappresentante. Secondo l’esperto, il ritrovamento di questa specie “aliena” nel nostro mare fa riflettere sui cambiamenti in atto nell’ecosistema e mette in evidenza il momento storico in cui ha avuto origine la progressiva trasformazione del Mediterraneo dal punto di vista faunistico:”Da quando, nel 1869, venne inaugurato il canale di Suez che mette in collegamento il Mar Rosso con il Mediterraneo, la fauna del “Mare Nostrum” si è arricchita di nuove specie, le cosiddette specie “lessepsiane”, dal nome di Ferdinand de Lesseps, l’ingegnere che progettò la rivoluzionaria opera. Tale invasione di specie “aliene” di origine tropicale, che comprende ormai animali e vegetali appartenenti ai più svariati gruppi, si è fatta via via più evidente, specie nel settore orientale, in relazione al lento e progressivo aumento della temperatura dei nostri mari a causa del più generale riscaldamento globale”.
Quello delle specie “aliene” è un problema molto serio. Infatti come sottolinea Franco Andaloro, Delegato WWF Sicilia e membro del Comitato scientifico WWF – “C’è una forte spinta ‘politica’ a non considerare più aliene dalle convenzioni internazionali le specie che non siano state introdotte volontariamente o involontariamente dall’uomo. E’ questo uno scenario pericoloso soprattutto in funzione della volontà dell’Egitto di allargare il Canale di Suez: ciò aumenterà fortemente l’ingresso di specie non indigene indo-pacifiche, che stanno raggiungendo anche il Mediterraneo Centrale. Nelle nostre acque vi sono oggi 18 specie di pesci che provengono dal Mar Rosso, tra cui il Lagocephalus scelleratus, il cui consumo ha effetti letali per l’uomo. E’ dunque necessario che un eventuale raddoppio del Canale di Suez preveda azioni di prevenzione al passaggio di specie aliene con ogni tecnologia possibile, tipo dissuasori acustici”.
Infine, il responsabile del WWF Calabria, Giuseppe Paolillo ha concluso la sua analisi, spiegando che “Quella della presenza di nuove specie causata dalle attività umane (trasporto marittimo, acquacoltura, apertura di canali ecc.) rappresenta un grosso problema per i delicati ecosistemi marini del Mediterraneo, considerata l’invasività di alcune specie “straniere” rispetto a quelle indigene, come nel caso della vongola verace filippina che , introdotta in alto Adriatico per scopi commerciali negli anni ’80, ha di fatto soppiantato la vongola autoctona, divenuta ormai sempre più rara. Secondo l’IUCN, l’invasione di specie aliene è la seconda causa della perdità di biodiversità, dopo la distruzione dell’habitat”